3 luglio 2015

Allevamento etico.

Ebbene si, anche questa è l'ennesima guida su come scegliere il proprio allevatore ma se mi ritrovo a scriverla e riproporla a mia volta è perché in pochi prestano attenzione a ciò che viene costantemente suggerito, presi dall’ euforia di portare a casa il nuovo pappagallo. 
Dieci mila raccomandazioni che in pochi si apprestano a seguire...proviamo ora a metterci non solo nei nostri panni ma anche in quelli dell' animale allevato (vi ricordo che questo blog, la pagina FB e Instagram nascono con il solo scopo di rendere il più corretta, stimolante e sana la vita dei nostri pappagalli indifferentemente che siano o meno allevati a mano)!

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Prima di tutto; cosa vuol dire allevare e riprodurre... sembra uguale ma non lo è! Quanti lo fanno in modo etico? 

Vediamo di entrare in merito all' argomento prendedolo "alla larga".

Riprodurre, il vocabolario dà questa definizione: generare individui della stessa specie, riferito a organismi animali e vegetali. (da Treccani)

Vediamo poi che ci dice in merito al significato di allevare: Educare, preparare alla vita. Ed ancora: Allattare, nutrire prestando le cure necessarie per il suo sviluppo fisico e psichico. (da Treccani).

Non mi sembra propriamente la stessa cosa ed onestamente penso che il termine ALLEVARE dovrebbe essere quello più corretto da prendere in considerazione quando cerchiamo un buon "allevatore" e non un semplice riproduttore (scusate il gioco di parole). Queste definizioni fanno la differenza quando stiamo per scegliere il nostro futuro compagno di vita.

Allevamento del sole: www.allevamentodelsole.it
di Cinzia Mattioli

Dal momento in cui vogliamo un pappagallo allevato a mano e magari ben svezzato, socializzato, sano, possibilmente non pauroso e già educato ad un'alimentazione sana ci è fondamentale scegliere un vero ALLEVATORE. Ebbene, dato che il nostro scopo è portare a casa un soggetto che DOVRA' (nel senso che l'animale non si è fatto carico di questo impegno ma gli è stato imposto da noi) condividere la sua esistenza con noi è bene che ciò venga fatto con le dovute considerazioni e precauzioni...la prima è proprio scegliere la persona che si farà carico di svezzare ed educare l'animale che porteremo a casa.


Allevamento del sole: www.allevamentodelsole.it
di Cinzia Mattioli


 Bene, eccoci ora a parlare di eticità...
Ogni allevatore, nel senso stretto del termine, deve essere in grado di fornire alle proprie coppie riproduttrici una serie di fattori molto importanti, alloggi adeguati, stimoli appropriati, alimentazione corretta, cure igieniche ed un ambiente consono alla riproduzione. Che vuol dire?
Che prima di tutto l'animale da "riproduzione" non è un soggetto di serie B, non è una fabbrica che produce pulli ma bensì un animale che ha le stesse necessità del nostro adorato pet che stiamo per portare a casa. In quasi tutti gli allevamenti in cui andremo troveremo una serie di gabbie in batteria, o soggetti di medie o grosse dimensioni in spazi non idonei e magari ci verranno pure a raccontare che tanto si riproducono meglio in spazi angusti... difficilmente vedremo stimoli ambientali o giochi a loro disposizione. Questo è etico? Come possiamo considerare etico indurre questi animali a riprodursi in continuazione per fornire sempre pulli da rivendere?
A mio avviso la prima considerazione da prendere in rifermento è proprio questa.



Allevamento del sole: www.allevamentodelsole.it
di Cinzia Mattioli

 Poi, passiamo al passo successivo...
Il pullo, qui neppure mi soffermo sull' eticità o meno di allevarlo a mano, allontanato dalle cure parentali. 
Il nostro allevatore si deve far carico della parte più complessa, lo svezzamento del nostro pappagallo. Ciò significa che deve sostituirsi alla cure parentali, il che non implica il semplice nutrire il pulletto ma bensì fornirgli una gamma di cure molto più complesse.
Come indica il termine "allevare", l' allevatore dovrà preparare il nostro futuro pet alla vita, ciò significa:

    nutrirlo in modo corretto per tutto lo svezzamento dalla formula da imbecco alle prime mangiate autonome, proporre sempre cibi diversi e ben bilanciati che non siano il solito misto semi e qualche pezzetto di mela;

    allevarlo assieme ad altri simili in modo che sia correttamente socializzato con i soggetti della propria specie e non (ben venga l'allevamento misto,dove genitori ed allevatore concorrono alla crescita del pullo);

    aiutarlo a socializzare con l' essere umano in modo corretto e senza imposizioni, è bene che l'animale possa interagire con altre persone oltre al solo allevatore, che possa decidere o meno di avvicinarsi a qualcuno ed interagire con lui in modi e tempi dettati dall' animale stesso;

    fornirgli un alloggio adeguato ai diversi stadi di crescita, da una camera calda ad un ambiente in cui possa fare i primi voli e dove possa muoversi in sicurezza ( il che non significa la solita gabbietta in cui rimane impagliato senza la possibilità di muoversi o senza giochi a disposizione. In certi casi ho assistito alla gabbietta da criceto per le specie più piccole).

   I soggetti non devono mai essere ceduti prima del termine delle svezzamento, potrebbe essere pericoloso e solo l'occhio e la mano esperta di un allevatore può farsi carico di questo momento.


 

Allevamento del sole: www.allevamentodelsole.it
di Cinzia Mattioli



E noi che dobbiamo richiedere?
Non dobbiamo temere a richiedere al nostro allevatore le seguenti documentazioni:

    le visite veterinarie in regola se il pappagallo non è giovane, dalla PBFD alla clamidya. Il pullo deve essere preferibilmente ceduto con le visite veterinarie (in caso siano state effettuate)e col responso dei relativi test .

   la documentazione relativa al CITES  (il pullo va ceduto con la documentazione, non esiste che dobbiate aspettare per averla).



Ricordate sempre che dal momento in cui state acquistando un pappagallo state in realtà facendo 2 cose:
  1. la prima alimentare un mercato sempre più fiorente e dalle mille sfaccettature dove a rimetterci sono sempre gli animali, assicuratevi di garantire una vita dignitosa non solo al vostro pappagallo ma anche per gli animali in allevamento, fate una scrematura degli allevatori, selezionateli con scrupolo;
  2.  la seconda è impegnarvi a garantire una vita dignitosa al vostro pappagallo dove venga rispettata ogni sua necessità.

Per le foto ringraziamo cordialmente Cinzia Mattioli e l’ Allevamento del sole
(www.allevamentodelsole.it) che gentilmente ci ha permesso di pubblicare alcune foto del suo allevamento.

23 aprile 2015

Foraging col fieno

In natura molti pappagalli come calopsiti, cocorite, cenerini e cacatua si dedicano alla ricerca di cibo anche a terra, per questo motivo può essere utile ricreare per loro anche in cattività qualcosa di simile per stimolarli mentalmente e tenerli occupati.



Per chi ha un giardino si può approfittare del taglio erba periodico per raccogliere un po’ di erba fresca (ovviamente se il prato non è stato trattato in nessun modo) e farla seccare al sole o in una stanza calda. 


Un bel prato pieno di fiori di tarassaco che possono a loro volta essere forniti perchè ricchi di proprietà.


Una volta seccata l’erba può essere usata, spargendola sul fondo della gabbia o in un sottovaso e nascondendo in mezzo qualche semino o premietto. Questo può anche essere un modo per sfruttare la parte più bassa della gabbia che spesso resta inutilizzata. 




La mia amazzone mentre razzola felice in mezzo all'erba secca, messa in un grosso sottovaso, alla ricerca dei semi di girasole.




3 aprile 2015

Come invogliare i pappagalli a mangiare frutta e verdura

Come rendere il cibo più interessante per i nostri pappagalli


I pappagalli sono spesso schizzinosi col cibo, specie se abituati a mangiare solo (o quasi) semi. È quindi compito nostro cercare di trovare il modo di stimolarli a provare cibi nuovi. 
Spesso il problema non è nel cibo in se, ma nel modo in cui questo viene preparato e presentato.

Alcuni pappagalli preferiscono che il cibo sia sminuzzato in pezzi piccoli, altri invece gradiscono di più i pezzi grossi. Alcuni hanno preferenze legate alla temperatura a cui il cibo viene servito. Altri ancora preferiscono i cibi morbidi a quelli croccanti.
Può essere quindi utile alternare ogni giorno il modo in cui si tagliano gli alimenti, combinando anche tra di loro verdure cotte e crude e pezzi grossi o piccoli in modo da incentivarli a provare i nuovi alimenti.
Se il pappagallo le gradisce si può provare anche a fornire frutta e verdure frullate.

6 modi diversi di tagliare una carota:

Tutti i pappagalli hanno però in comune una natura curiosa: cose che ai loro occhi sembrano diverse attirano quindi sicuramente la loro curiosità e bisogna sfruttare questo aspetto a nostro vantaggio.

Cibo presentato in modo diverso:
Sminuzzato.

A pezzettoni.

Frullato.

Sfruttare la loro innata curiosità può essere lo stimolo per farli muovere all’interno della gabbia per raggiungere il cibo e incentivandoli così a provare qualcosa di nuovo.








ATTENZIONE: Se la gabbia è zincata è sconsigliato passare al pappagallo dei pezzi di frutta attraverso le sbarre, perché parte dello zinco può contaminare il frutto stesso, entrando in contatto con la sua superficie e soprattutto
con il suo succo (la cui acidità è in grado di “sciogliere” pian piano il rivestimento di zinco delle sbarre).
Lo zinco può anche essere leccato dal pappagallo, in quanto presente in forma solubile sulle sbarre della gabbia.

Un altro modo per rendere il cibo più interessante per i nostri pappagalli può essere aggiungere come “condimento” o decorazione qualcosa che non fa parte della loro dieta abituale. Una leggera spolverata di semi di lino o di sesamo, fiori freschi (scelti tra quelli sicuri), un poco di frutta secca sminuzzata, cereali non zuccherati, peperoncino o erbe aromatiche in piccole quantità possono essere delle aggiunte che rendono più interessante il menu ai nostri pappagalli.

Macedonia di frutta arricchita con cereali non zuccherati.

Misto di frutta e verdura arricchito da cereali non zuccherati.

Cous cous con verdure, condito con semi di finocchio e papavero.

Riso con verdure e fiore e foglie di tarassaco.

Per i pappagalli più restii ad abbandonare i semi e a provare la frutta si può provare anche a infilare qualche seme dentro pezzi di mela, pera o altri frutti, in modo che per mangiarli il pappagallo sia costretto a entrare a contatto col frutto.



Il miglior incentivo a provare un cibo nuovo è sicuramente quello di far vedere al pappagallo che noi stessi (o un altro pappagallo!) lo mangiamo. Assaggiare un frutto o della verdura in loro presenza può essere un buono stimolo e una fonte di curiosità a indurre il pappagallo a provarlo.
Può essere utile invitarlo a tavola a fine pasto e condividere con lui la frutta, o farlo partecipare alla preparazione stessa del loro cibo in modo da incuriosirli.
Ovviamente il cibo che va fatto assaggiare a loro dalla nostra tavola deve essere adatto a loro, privo di
sale e condimenti.




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28 marzo 2015

L' ovoritenzione.

E' parecchio che non scrivo, ma rieccomi qui nuovamente...
A spingermi nel pubblicare questo post è stata la mia ultima disgrazia, ma grazie al cielo "a lieto fine".


Photo by Fabio
Akira, Roseicollis femmina di 6 anni.


Vediamo di analizzare la situazione per bene... Lei è Akira, un Agapornis Rosecollis femmina di 6 anni che ha pensato bene di sfornare un "ovone" di proporzioni bibliche pochi giorni fa: probabilmente voleva metter su famiglia col suo fidanzatino Tory, ma qualcosa è andato storto!



Photo by Fabio
Akira e Tory, a sinistra un Fischer ancestrale ed a sinistra
un Roseicollis femmina.

Venerdì Akira era la solita, isterica, prepotente femminuccia, nulla di strano, stessi atteggiamenti, ma palesemente più territoriale al punto di aggredire le mani quando le inserivo nella gabbia per le solite pulizie.
Sabato però qualcosa non va... alla sera la sua cloaca (per chi non lo sapesse...stiamo parlando delle zone intime pappagallesche) inizia ad ingrossarsi vistosamente e penso "ho solo 31 anni e già sto diventando nonno!".
In realtà nessuno voleva nipotini, Akira e Tory sono entrambi Agapornis, ma di due sottospecie diverse, un Roseicollis ed un Fischer, e come ben sappiamo (spero) non si spinge due soggetti di specie diversa a creare un ibrido.
Beh, nessuno li ha mai visti accoppiarsi, in realtà non sappiamo neppure se Tory sia un maschietto, ma nulla ha fermato la mia polpettina variopinta dal sentirsi stimolata al punto dal fare un ovetto...

Eccola iniziare la solita trafila da "partoriente": cerca un luogo adatto per deporre, su e giù tra fondo, ciotole, posatoi... Inizia a deplumarsi la cloaca, aiutata inaspettatamente da Tory che la segue in ogni singolo spostamento in stile marito ansioso, mentre io in stile nonno ansioso fumo na sigaretta dopo l’altra andando avanti e indietro intorno alla gabbia. Ma ecco, dopo 15 minuti di sali e scendi, piumette strappate e pigolii ha deciso che sarà il suo gioco a  spirale il luogo predestinato alla deposizione!

Sempre più ansioso mi metto in disparte ed attendo l'arrivo dell'uovo... Eccola spingere, una, due, tre volte ma nulla.. Beh, magari è presto, alla fin dei conti ci vuole sempre un po'. Spinge, rispinge... qualcosa non mi convince. Mi avvicino e vedo la cloaca gonfia e sporca di feci con una goccia di sangue. Ok, inizio a perdere la calma e ad agitarmi! Sono pur sempre il nonno no?!

Decido di spegnere le luci, è tardi, è il suo primo uovo. Troverò la sorpresa il mattino dopo? Speriamo… Ma alle 5 del mattino ancora questo uovo non c'è... A questo punto preparo il trasportino, aspetto l'orario di apertura della clinica veterinaria di fiducia, spiego la situazione e parto. Ho tre ore d'auto, 300 km, un inseparabile che sembra esplodere sul sedile di fianco ed un uovo che deve uscire.



Photo by Fabio
Akira nel suo trasportino mentre viaggiamo
verso il veterinario.

Manca un'ora all'arrivo, l'assistente del veterinario di tanto in tanto chiama per sapere come va la situazione ed avvertire per tempo il veterinario che stiamo arrivando, ma la situazione da stabile inizia a peggiorare. Akira inizia ad innervosirsi, sul fondo di carta ha preparato una serie di striscioline di carta per farsi una sorta di nido, incomincia nuovamente a spingere, ma questa volta sofferente, pigola ed esce sangue e io non posso fare altro che accelerare (sto aspettando l' arrivo di un multone).


Finalmente arrivo a destinazione, entro, arriva il veterinario (povero cristo pure lui è pur sempre domenica ed è venuto apposta per me!). Subito parte con la prima lastra... Un’esclamazione esce dalla sala radiografie: l’uovo è enorme! Akira ha prodotto un uovo sovradimensionato in stile tacchino!! L'ho sempre detto "sei anomala", ma non pensavo volesse fare le cose in grande fino a questo punto.



Creenshot della
radiografia di Akira.


Ecco questa è l' RX con "l' ovetto" di Akira, in pratica ha dentro di se questa sorta di Alien che anche volendo non riesce a uscire. Ed ora?! La fortuna di avere un bravo veterinario aviare di fiducia è che ,come un mago estrae un coniglio dal cilindro, lui estrae con altrettanta bravura un uovo gigante da un inseparabile minuscolo. Ridandoti pure l’inseparabile tutto intero!

L’unica soluzione possibile è aspirare il contenuto dell'uovo con una siringa, in modo da ridurne la pressione interna e permetterne quindi l'espulsione. Chiaramente mi fido ciecamente, altrimenti non avrei fatto 300 km per venire fino qui con un pappagallo sofferente.


L'operazione è fatta, il pappagallo sta bene e rimane tutta notte in clinica sotto osservazione per vedere se espelle l'uovo. Il mattino seguente però l'uovo ancora non è uscito.
È necessaria quindi una seconda operazione, una Cloacoscopia: si entra dalla cloaca e si estrae l'uovo...semplice no? Peccato che l' antipatico ovetto si è infilato in una curva dell' ovidotto... ed ora? Bisogna operare e aprire, sempre nella speranza che della mia palletta piumosa di 50g rimanga qualcosa dopo.

Tutto è finito bene per fortuna, Akira, la piccola iena sta benone, il Vet è stato bravissimo! Ora devo darle antibiotico, antinfiammatorio e un medicinale per impedirne l'ovodeposizione fino a quando non si stabilizzerà.

Conclusione della storia: a me è spuntato qualche capello bianco (si, gli ultimi 2 rimasti), il pappagallo è a casa a farsi coccolare e nonostante una gran fatica nel somministrarle le medicine è andato tutto bene!

Photo by Fabio
Akira nel post operatorio, il giorno dopo.

Ok, vi ho narrato questa storiella e alla fine "vissero felici e contenti", ma se ne parlo è perché spero che quanto è successo a me possa essere di aiuto anche agli altri.  Magari spingendo a riflettere su determinate tematiche:

- Dobbiamo imparare a conoscere il loro comportamento ed i loro atteggiamenti, essere sempre vigili sui cambiamenti di umore, sulla postura del corpo, se cambiano qualcosa nella loro quotidianità.
- Abbiamo un veterinario aviare nei paraggi? Una domanda che in pochi si pongono ma è di fondamentale importanza... solitamente se abbiamo qualche problema con uno dei nostri animali "convenzionali" abbiamo un'ampia scelta di veterinari nella zona, magari non il nostro preferito, ma se proprio dobbiamo tamponare un situazione possiamo appoggiarci ad un altro nei paraggi. Trovare un veterinario aviare, per giunta bravo, non è così semplice come si possa sperare e a volte bisogna rassegnarsi a fare parecchi chilometri per trovarne uno.
- Essere tempestivi è un fattore molto importante, infatti i pappagalli, in qualità di prede, sono molto bravi nel camuffare i sintomi di malessere. Serve un po’ di esperienza e di attenzione: quando il pappagallo mostra i primi deboli sintomi di malessere significa che la malattia o il disturbo è già presente e che l'animale a stento riesce a camuffare la situazione. A questo punto abbiamo poco tempo per intervenire.
- Informaci in modo generale su alcune patologie, malattie varie, tempistiche sull'ovodeposizione, alcune caratteristiche della specie che ci possono aiutare a prevenire alcune spiacevoli situazioni. Insomma, avere un quadro, seppur generale, di ciò che può accadere ai nostri compagni di vita.
- E' indispensabile doversi attrezzare per alcune situazioni, per esempio avere a disposizione un trasportino in caso di spostamenti per l'animale dal veterinario.

Tutte queste sono solo alcune nozioni da aver presente nel momento in cui avessimo intenzione di acquistare o adottare un pappagallo. Iniziamo sempre ad informarci in anticipo sull' animale che vogliamo far entrare nella nostra casa, se possiamo rispondere in modo adeguato ai requisiti sopra elencati e se abbiamo la dedizione e la possibilità di prenderci cura di questi fantastici animali.

Ringrazio di cuore il Veterinario Lorenzo Crosta e l' intera clinica veterinaria di Montevecchia per la grande disponibilità, l’immediato intervento, ma soprattutto per avermi restituito sana e salva la mia piccolina che ora sta bene e si sta riprendendo!



Photo by Kiwitan
Akira oggi...




16 marzo 2015

Perché beccano?

Tutti  noi almeno una volta abbiamo preso una beccata. Spesso, magari, non abbiamo neppure capito del perchè il nostro pappagallo sia stato spinto a tale comportamento. Le motivazioni in realtà possono essere molteplici come lo sono i modi di prevenire tali situazioni.

Partiamo innanzitutto col dire che il becco dei pappagalli ha la principale funzione di "terzo arto", viene principalmente utilizzato per gli spostamenti, afferrare oggetti, rompere noci, semi, cercare cibo. Rimane ad ogni modo l'unica arma di difesa  di cui i pappagalli dispongono e in tal senso viene utilizzato.

Quando becca un pappagallo? Quando avverte un senso di minaccia o per avvisarci di qualcosa.
Se osserviamo un pappagallo in natura, raramente, utilizzerà il becco per ferire un altro esemplare ma più probabilmente per minacciarlo cercando di allontanarlo. Il becco viene anche utilizzato per avvisare il proprio compagno di un pericolo e indurlo alla fuga.

Photo by Misa
Amazzone (Cocca) che cerca di allontanare un
cenerino (Cindy).


Quindi, cosa spinge il nostro pappagallo a beccarci? La lista può essere molto lunga, proviamo ad analizzare alcune tra le situazioni più comuni:

1- Territorialità.
Non vi è mai capitato di infilare la mano all'interno della gabbia e prendervi una sonora beccata?! Beh, non sareste i primi.... I pappagalli possono essere animali molto territoriali, soprattutto se in coppia o in stormo, motivo per cui cercheranno di difendere il proprio territorio da possibili minacce o intrusioni. Anche noi saremmo infastiditi se qualcuno si intromettesse in casa nostra. È nella quotidianità di tutti noi, però, infilare le mani nella gabbia, per inserire cibo, cambiare acqua, le normali opere di pulizie. Che fare? Cerchiamo innanzitutto di evitare tale situazione, se dobbiamo pulire la gabbia, facciamo prima uscire i nostri pappagalli, mettiamoli su un trespolo o offriamo loro qualcosa da mangiare (piccoli premi) ed iniziamo a sistemare la loro casa. Altra possibilità è offrire loro una ricompensa prima di intrometterci nel loro territorio, diamo loro qualcosa di prelibato prima di inserire le mani, aspettiamo un attimo, movimenti lenti ma decisi e se tutto procede bene diamo un altro premiato.

Photo by Misa
Amazzone che difende il suo territorio
                                     




2-Avvisarci di un pericolo.
 Una delle cose più comuni ma che solitamente ignoriamo. Siamo soliti tenere i nostri pappagalli sulla spalla (solitamente sembra essere il loro luogo preferito dato che è la zona più alta del nostro corpo)  ma in realtà è per noi la più pericolosa. Quando si avvicina un estraneo o questo compie un movimento troppo brusco, si avvicina un altro animale domestico, un rumore improvviso o forte, il pappagallo avverte qualcosa che non va, questo sferra la sua beccata che nel "suo linguaggio" indica un pericolo. Un pappagallo sulla spalla, anche se lo conosciamo molto bene rimane pur sempre molto pericoloso, il nostro viso è una delle zona più delicate del nostro corpo, orecchie, labbra ed occhi possono essere compromessi terribilmente da una beccata. La stessa beccata sferrata ad un altro pappagallo sarebbe quasi irrilevante dato che le piume che rivestono il loro corpo servono anche ad attutire i colpi. 
Evitiamo quindi di tenere il pappagallo sulla spalla, piuttosto su un braccio, il poggia schiena della sedia se siamo seduti. Evitiamo di tenerli vicini al volto se decidiamo di portarli fuori con la pettorina o se in casa può esserci qualche elemento di disturbo, estranei o qualcosa che possa infastidirli o non conoscano.


Fonte www.parrotforums.com

3-Periodi ormonali. 
Molto spesso i nostri compagni piumosi diventano particolarmente "insofferenti" nei periodi in cui sale la carica ormonale, ciò avviene soprattutto se i pappagalli formano una coppia. In questi periodi è bene evitare il più possibile il contatto diretto con loro, possiamo insegnargli alcuni spostamenti su richiesta invitandoli con alcuni premi adoperati anche come "esche". Iniziamo nuovamente ad avere un contatti con loro quando iniziano a tranquillizzarsi.

Photo by Fabio
Beccata di ararauna sferrata con poca forza


4- Malessere fisico.
Spesso se il pappagallo non è in periodo di accoppiamento o non siamo in presenza dei punti sopra elencati, il pappagallo potrebbe beccare in una situazione di malessere fisico. In questo caso dobbiamo essere molto attenti ed osservare la postura dell'animale, controllare le feci, osservare se il pappagallo mangia oppure no. Se qualcosa non va dobbiamo correre il prima possibile da un veterinario aviare e controllare lo stato di salute del nostro pappagallo.

5- Mancata fiducia.
Nei primi periodi in cui adottiamo o acquistiamo un pappagallo potremmo ricevere alcune beccate, queste sono date dal fatto che l'animale ancora non ci conosce e non si fida di noi, prima di passare a contatti diretti cerchiamo di acquisire la sua fiducia, restiamo accanto a lui ed offriamogli qualche premio senza insistere troppo, procediamo per piccoli passi, aspettiamo che inizi a mangiare dalle nostre mani, che inizi a salire sul braccio anche per piccoli e veloci spostamenti e di chiedere le coccole anticipando l'azione con una richiesta verbale. Anche questi iniziali contatti devono essere richiesti poco alla volta ed i primi contatti diretti con il pappagallo devono essere brevi e sempre accompagnati da un qualcosa di positivo come un seme o qualcosa che al pappagallo possa piacere particolarmente.



Negli esemplari molto giovani alcune beccate sono semplicemente "prove" dato che ancora non sono in grado di dosare la loro forza in modo corretto, in questi casi cerchiamo di correggere la loro forza qualora fosse troppo irruente con un semplice avviso verbale come un "NO" deciso. Permettiamo loro di esplorare le nostre mani con il becco se usato con la giusta intensità e forza.
Dobbiamo anche ricordare che i pappagalli possono anche non avere una visione totale del nostro corpo e se si trovano in determinate posizioni, come di schiena, è meglio attirare la loro attenzione prima di toccarli o avvicinare semplicemente le nostre mani. Evitiamo di giocare con loro in modo brusco con le mani o di insistere troppo nel farli salire su di noi.

Photo by Federica
Il becco viene utilizzato con delicatezza
durante le operazioni di preening.


Fonte www.jokeroo.com
Una cocorita mentre imbocca il pullo;
altro caso in cui il becco viene utilizzato con
delicatezza.